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Torta salata porri e salsiccia

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Ingredienti per l'impasto  Farina 00 200 g Farina 00 Manitoba 100 g  Latte 130 ml  Acqua 80 ml  Lievito di birra fresco 10 g  Zucchero 7 g  Olio EVO 7 g  Sale 6 g  Ingredienti per il ripieno  Porri 500 g  Salsiccia di maiale 300 g  Aglio 1 spicchio  Semi di finocchio 1 pizzico  Olio EVO 2 cucchiai  Sale qb Parmigiano Reggiano 30 g Per prima cosa in un recipiente unite l’acqua, il latte e l’olio, sbriciolate all’interno il lievito fresco e fatelo sciogliere mescolando il tutto con una frusta.  Unite lo zucchero, la farina e il sale quindi cominciate ad amalgamare tutti gli ingredienti, abbiate cura di utilizzare gli ingredienti a temperatura ambiente in modo da facilitare il processo di lievitazione. Trasferite l’impasto sul piano di lavoro leggermente infarinato e lavoratelo a mano per circa 10 minuti dovrete ottenere un panetto liscio e omogeneo. Se preferite potete utilizzare l’impastatrice, in questo caso 5 minuti di lavorazione saranno sufficienti. Trasferite l’impasto in u

Io, bambino tra i grandi

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  (Nella foto la famigli di papà il giorno del matrimonio di mamma e papà) Nell’agosto del 1987 nonno Angelo aveva da poco compiuto 80 anni, mamma era all’ottavo mese di gravidanza, aspettava me. Nonno Angelo, padre di mio padre, percosse con il bastone i 200 mt che dividevano casa sua da casa di suo figlio per chiedere a sua nuora una promessa: “se nasce maschio vorrei che lo chiamassi come me Angelo Raffaele, che gli altri figli non me l’hanno data questa gioia”. Il 21 settembre mamma mantenne la promessa fatta al suocero chiamandomi Angelo Raffaele proprio come lui ma, per distinguermi dagli altri due, decise che mi avrebbero chiamato con il secondo nome: Raffaele. Gli altri Angelo erano già grandi quando sono nato, Angelo di zia Franca aveva 28 anni, Angelo di zio Franco 19, io sarei stato Angelo di Mingucc e forse per un breve periodo e per nonno lo sono stato. Sono nato in una famiglia di grandi, mi sono dovuto adattare ed ho dovuto sgomitare per essere grande anche io. Ero l’ult

Io, Montescaglioso e Parma

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  “Girano tanti lucani per il mondo, ma nessuno li vede, non sono esibizionisti. Il lucano, più di ogni altro popolo, vive nell’ombra. Dove arriva fa il nido, non mette in subbuglio il vicinato con le minacce e neppure “mumciupì” con le rivendicazioni. È di poche parole.” Così Leonardo Sinisgalli ingegnere e poeta di Montemurro (PZ) raccontava il suo incontro con i lucani nel mondo lui, che per lavoro il mondo l’aveva girato, che non aveva mai dimenticato la terra natia. È così: siamo tanti, un esercito di lucani, di prima e seconda generazione, sparsi nel mondo. A volte ci riconosciamo senza nemmeno dover parlare, solo guardandoci negli occhi, oppure sentendo nell’altro una sola parola che ci riporta alla mente il suolo da cui siamo partiti. È capitato una volta a Roma, quando un signore di mezza età sentendoci parlare nella lingua che fu dei nostri padri ci riconobbe come appartenenti alla sua terra e ci raccontò della sua infanzia irsinese. Ma basta divagare, ora vi racconto